Da anni il mondo del gioco assiste
passivo agli attacchi di alcune correnti di pensiero e forze politiche
che hanno inoculato nell'opinione pubblica una "verità" tanto
demagogica, quanto non dimostrata, almeno dagli studi ufficiali: giocare
è sempre un vizio, qualcosa di cui vergognarsi. Fino ad arrivare al
"desunto" secondo cui chi gioca finisce per rovinarsi...
Non è così, se non in una minima percentuale di casi. Soltanto
pochissimi giocatori diventano ludopatici e quasi sempre tale disturbo è
correlato ad altri disagi psicologici che ne sono la vera causa.
Esattamente ciò che si verifica, in percentuale molto più elevata, con
l'alcolismo.
E allora potremmo dire che i bevitori di un bel bicchiere di vino a
pranzo, di una fresca birra d'estate, di un opportuno digestivo dopo una
corposa cena in realtà devono vergognarsi, non dire agli amici di
questo loro subdolo "vizio" e sapere che potrebbero diventare
alcolisti...
Evidentemente non è così. Il problema, come in tutte le cose, si scatena
quando si abusa: una giocata al Lotto, una scommessa per seguire le
partite, un "Gratta & Vinci" acquistato quando capita, due colonne
al Superenalotto per sognare, tutto sono tranne qualcosa di cui
vergognarsi. E tutto possono provocare tranne che il rischio di
diventare ludopatici.
È ora di gridarlo decisione, senza timori moralistici, affermandolo con
chiarezza: giocare per divertirsi non ha mai fatto male a nessuno. E fa
parte della nostra storia, come lo era la
speranza di un 13 (ora 14) al Totocalcio, come succede quando si sogna e
si gioca un terno secco al Lotto, abitudini che hanno accompagnato i nostri nonni, i nostri padri, le nostre tradizioni. Ed è l'ora di rivendicare l'equilibrio della stragrande maggioranza dei
giocatori, che è "sana", nel senso che gioca per divertirsi, spende quanto
può, senza abusare, in base alle proprie disponibilità.
Il problema dell'eccesso del gioco esiste, non va sottovalutato, ma
fortunatamente è ancora limitato e deve essere affrontato come tutti gli altri problemi di origine psicologica. Problemi che non si prevengono o combattono
ricorrendo alla santa inquisizione o al proibizionismo, bensì con campagne
informative realistiche, da cui possano emergere i possibili rischi, ma
anche gli aspetti ludologici del gioco, di emozioni e svago, come può essere una tombolata a Natale.
Giocare non è un peccato e nessuno deve vergognarsi di essere un giocatore; così come nessuno
deve più permettersi di giudicare - male - un giocatore con la testa sulle
spalle...